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UNA NAVE SPAZIALE ATTERRATA A PARIGI
Il Centro Pompidou (Centre National d’Art et de Culture Georges Pompidou, o Beauborg) è una grande struttura progettata da Renzo Piano, Richard Rogers e Gianfranco Franchini nel vecchio quartiere del Marais a Parigi, in Rue Beaubourg 19. Nasce all’interno di un concorso di architettura indetto dal Ministero per la Cultura francese nel 1971. E’ da allora diventato polo espositivo importante, è secondo solo al Louvre a livello di visite giornaliere nei musei di Parigi. Il Centro Pompidou di Parigi rappresenta una svolta importante per Piano e Rogers, che acquisiscono con questo progetto fama internazionale. Cambiò di fatto la loro visibilità ponendoli immediatamente nello star system.
CONSIDERAZIONI POLITICHE E URBANE
All’interno di una discussione più ampia, è importante e rilevante considerare che Il Centro Pompidou di Parigi ha significato una svolta importante nell’architettura del periodo. Voluto dal presidente Pompidou, il quale agevolò lo sviluppo di esperimenti urbani come il Font de Seine, il progetto del Centro annoverava tra i suoi esponenti anche l’ingegnere Jean Prouvè, in riferimento alla Maison du Peuple a Clichy. Un riferimento al concetto di fluidità e flessibilità spaziale ricercato in questa grande opera. E’ da considerare il segnale di un indirizzo politico applicato all’architettura ed allo sviluppo urbano. Nello specifico, la volontà francese era quella di divenire crogiolo, attraverso opere importanti, di uno sviluppo urbano che si sviluppasse mediante l’esemplarità dei nuovi monumenti, concepiti all’interno di una pragmatica modernizzazione delle principali città.
CONSIDERAZIONI SUL PROGETTO
Il progetto del Centro Pompidou di Parigi contiene una serie di elementi originali che in qualche modo si contrappongono dalla tendenza italiana dell’epoca verso la riscoperta della tipologia. Spazi serventi vengono manipolati, messi a nudo e posti all’esterno dell’edificio, come una manifestazione esibizionista di quegli impianti tecnologici in opposizione a quell’insegnamento di Louis Kahn che ne indicava l’occultazione. E’ una manifestazione quasi simbolica che da inizio, o comunque in qualche modo compatta, quel rinnovamento del linguaggio all’interno di una tendenza internazionale atta all’esibizione di impianti e strutture portanti. Tendenza però anche da molti contrapposta, sopratutto in Italia, dove metodi e tradizioni riguardanti il tema del progettare in centri storici ritrovavano i propri riferimenti negli insegnamenti di E.N.Rogers, attraverso lo studio e l’interpretazione analogica ed intellettuale della storia dei luoghi e delle preesistenze (Trattate ne Gli Elementi del Fenomeno Architettonico). Avevano d’altra parte esempio compiuto e tangibile nella Torre Velasca, inserita con un’approccio all’analogia all’interno della fenomenologia urbana di Milano.
E’ tuttavia importante precisare gli elementi che riuscirono poi a distinguere Renzo Piano dal concetto High Tecnology inglese, portandolo a un punto successivo di questo cammino all’interno del linguaggio architettonico. Per meglio dire egli si differenziò per esser rimasto fedele alla sua identità italiana, focalizzando la direzione del suo linguaggio verso il dettaglio costruttivo, lo studio del materiale, la naturalità del segno architettonico. Una leggerezza inedita, dotata di un’attenzione maniacale verso il dettaglio, le connessioni, i giunti.
Analizzare per noi il Centro Pompidou è senza dubbio interessante sotto il profilo dello sviluppo urbano di Parigi. E’ un progetto urbano, oltre che architettonico. La zona del Marais, che andava verso un degrado, ospita ora, ormai da oltre 40 anni, una delle architetture Simbolo di Parigi. Con oltre 7 milioni di visite l’anno è stato oggetto di ristrutturazione, su progetto dello stesso Piano, per poi essere riaperto nel 2000. Il Centro Pompidou di Parigi è catalizzatore del processo urbano, testimone di un’epoca contrassegnata da cambiamenti importanti nel tessuto urbano francese (ma anche europeo). E anche se potremmo definire il carattere di quest’opera diretto (per non dire esibizionista) è comunque da comprendere ed apprezzare le conseguenze in termini di fenomenologia urbana di Parigi e il ruolo che ha indubbiamente ricoperto. Trasformò di fatto la zona Marais in un luogo vivace e multiculturale, e nonostante le critiche dell’epoca ma anche recenti verso questa opera va sottolineato questo successo sotto il profilo architettonico e urbanistico.
(Richard Rogers)
VISTA AEREA
SCHIZZI DI PROGETTO
DISEGNI
DESCRIZIONI E CITAZIONI ESTERNE
È un luogo in cui si intrecciano i numerosi filoni della cultura contemporanea: arte, design, letteratura, musica e cinema. Il centro è come un’enorme nave spaziale fatta di vetro, acciaio e tubi colorati che sarebbe atterrata inaspettatamente nel cuore di Parigi dove avrebbe rapidamente messo radici profonde.
Il Centre Pompidou riunisce i temi che hanno caratterizzato l’architettura di Rogers dalla metà degli anni ’60: pelle e struttura, tecnologia e flessibilità, movimento e anti-monumentalismo.
L’edificio era concepito come un incrocio tra “Times Square computerizzata orientata all’informazione e il British Museum”, un luogo democratico per tutte le persone e il fulcro di un quartiere rigenerato della città.
BIBLIOGRAFIA
- Jodidio Philip, Piano, Köln, Taschen GmbH
- Portoghesi P., I grandi architetti del novecento, Roma, Newton Compton Editori
- AA.VV. (2011) Atlante di Architettura:2, Milano, Hoepli
- Watkin, D. (2012) Storia dell’architettura occidentale, Bologna, Zanichelli
LINKS ED ALTRI CREDITI
- Scheda progetto su sito Web di Renzo Piano – RPBW
- Scheda progetto su sito Web di Richard Rogers – Rogers Stirk Harbour + Partners
- Immagine di copertina di RGY23
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Architetti per lavoro e per passione. Innamorati di grafica e di fotografia. Abbiamo fondato questo blog durante il lockdown per il Coronavirus del 2020 per dare il nostro punto di vista riguardo opere di architettura a nostro parere significative nella dinamica dello sviluppo urbano.