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GENESI
Il Padiglione tedesco, noto come Padiglione di Barcellona, è una delle opere più importanti di Ludwig Mies Van Der Rohe. In seguito all’enorme successo acquisito con l’esposizione del Werkbund a Stoccarda nel 1927, Mies viene incaricato dal Reich nel 1928 alla progettazione degli edifici per la sezione tedesca dell’Esposizione internazionale di Barcellona del 1929. Per una germania in ripresa dal dopoguerra, in un periodo caratterizzato da luci ed ombre, a seguito della ripresa economica che iniziò con il piano Dawes del 1924, il fine di queste opere era quello di rappresentare una nuova nazione: democratica, prospera, pacifista e progredita. Progettato come padiglione espositivo è stato smantellato nel 1930 poiché tempi di realizzazione e qualità costruttiva dettata da limitati budget generarono una serie di problemi strutturali ed infiltrazioni dalla copertura. Venne poi ricostruito da un gruppo di brillanti architetti spagnoli, mediante un’accurata ricomposizione fotografica, tra il 1983 e il 1986.
IL PROGETTO DI MIES VAN DER ROHE
Mies Van Der Rohe in questo progetto attua diverse sperimentazioni, affrontate in campo tipologico mediante un concetto di pianta libera e mediante un’innovazione sul rapporto interno esterno costituito dagli spazi fluidi. Il fabbricato si rapporta con il suolo mediante un’interfaccia costituita da un grande patio modulare in marmo travertino. Nella zona sud-est si individua la piscina, dove il patio prosegue oltre il bordo rapportandosi ad essa, dando l’impressione di lasciar scorrere l’acqua sotto ad esso.
Nella corte interna si trova un’altra piscina, dove in mezzo a questo specchio riflettente d’acqua una scultura in bronzo esalta la monumentalità di questo spazio. Una donna, sorge dall’acqua e alza le braccia verso il sole nascente. Si tratta della scultura di George Korbe intitolata Der Morgen (Il Mattino) la quale si rapporta con lo sfondo lapideo, verde ed austero, come in un fotomontaggio.
Gli spazi interni sono delineati da una grande copertura piana aggettante sorretta da pilastri cruciformi cromati, con l’impressione di essere sospesa nel vuoto, quasi a togliere un’aspetto portante delle pareti. Le innovazioni portate avanti da Mies Van der Rohe in questo progetto vengono riproposte da altri progetti di Stoccarda. Nel particolare le pareti della Stanza di Vetro e l’ossatura metallica delle unità residenziali del Weissenhof.
L’ambiente principale si configura mediante pareti verticali con composizioni lapidee, e gode di tre affacci: sull’ingresso, sulla grande piscina e sulla corte interna con la statua, recintata con un’altro muro di marmo verde a forma di U.
CONCEZIONE DEGLI SPAZI
La concezione e la generazione dello spazio attuata da Mies è regolata da un ordine geometrico. Nello stesso modo sul piano del patio, con griglia quadrata di 1,09 metri, egli pone in relazione spazi coperti e scoperti, relazionando interno ed esterno con un concetto di fluidità totale. Gli spazi, delineati dalla copertura aggettante, si aprono su corte interna ed esterna. Essi si articolano mediante pareti in vetro opache, colorate o trasparenti.
Altre pareti si presentano con lastre di marmo e onice levigate, accoppiate asimmetricamente al fine di comporre effetti geometrici creati dalle venature. Il tutto fa parte di un gioco di superfici che lasciano correre dentro di sé lo spazio. I limiti diventano per Mies qualcosa di valicabile, di modellabile e reinterpretatile. Questo è in un’ottica di spazi aperti destinati a definire un dialogo tra uomo e contesto.
DISEGNI
LA POLTRONA BARCELLONA
Negli interni nasce un discorso di installazione importante, e riguarda uno dei famosi pezzi di design dell’architetto. In sostituzione alla sedia a sbalzo, con struttura di acciaio tubolare progettata per gli alloggi del Weissenhof, nell’elegante padiglione spagnolo Mies inserisce la poltrona Barcellona. Ancora oggi famosa, realizzata in pelle e con una struttura ad X in acciaio inox, divenne subito una pietra miliare del design in Europa e Nord America. D’altra parte l’obiettivo era quello di realizzare una poltrona elegante con una struttura minimale che potesse inserirsi e dialogare con lo spazio progettato.
BIBLIOGRAFIA
- Zimmerman Claire, Mies Van Der Rohe, Köln, Taschen GmbH, 2010
- AA.VV. (2011) Atlante di Architettura:2, Milano, Hoepli
- Watkin, D. (2012) Storia dell’architettura occidentale, Bologna, Zanichelli
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Architetti per lavoro e per passione. Innamorati di grafica e di fotografia. Abbiamo fondato questo blog durante il lockdown per il Coronavirus del 2020 per dare il nostro punto di vista riguardo opere di architettura a nostro parere significative nella dinamica dello sviluppo urbano.