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TRA URBANISTICA E ARCHITETTURA
Kenzō Tange (1913-2005) è uno dei grandi maestri dell’architettura del secondo dopoguerra. Si forma durante gli anni della guerra all’università dove apprende la tematica urbana nella quale intravede la propria strada progettuale. Si forma nello studio di Kunio Maekawa e trova ispirazione nei disegni e nel lavoro di Le Corbusier in giovane età. Diventa dapprima architetto presso l’università di Tokyo, e poi professore, dove crea il laboratorio Tange dove lavorarono come collaboratori Sachio Ōtani, Fumihiko Maki, Koji Kamiya, Takashi Asada, Arata Isozaki, Kishō Kurokawa e Taneo Oki.
Il terreno di lavoro del gruppo di Tange è senza dubbio la città, dove si è spinto al margine dell’autonomia architettonica. Nello specifico la formalità ed il linguaggio si inoltrano in nuove monumentalità, ristudiate da grandi maestri rinascimentali e manieristi e ritrasformate in un linguaggio moderno di lettura immediata, di messaggio verso la società.
I suoi piani urbanistici, sopratutto quello di Tokyo, ci fanno riflettere sulle relazioni tra fatto artistico e conferma dell’esistente. In questo progetto l’atto di critica è lampante, l’assunzione di punti fermi di contrasto è calibrata in una chiave di espansione che da una parte nega alcuni concetti politici ed economici, e dall’altra si adatta al contesto ricercando una fluidità inedita.
La sua semantica originale si è focalizzata in tutta la sua attività progettuale nella continuità del processo architettonico, talvolta spingendosi anche a una razionalità al limite, in relazione alla città. L’urbanistica è parte integrante e fondamentale di qualsiasi progetto di Tange, il quale riconosce in una scuola l’importanza di un corridoio, in una città l’importanza di un percorso. Si può vedere nella sua opera un punto di vista globale su come una città e una società possano e debbano comunicare in modo organico e collaborante, a costo anche di essere artificiale e artificiosi. Più che colpisce nelle sue opere è l’assoluta capacità di integrarsi nel contesto anche sfociando in una monumentalità accentuata, come ad esempio nel Nuovo Municipio di Tokyo.
Un’aspetto fondamentale della dialettica tanghiana è quello di voler risolvere un problema architettonico in una chiave urbana, Ne è esempio lampante il Centro delle Comunicazioni di Kofu , autentico frammento di una città interrotta. Edificio concepito come frammento urbano che si impone sulla città, quasi nella pretesa di riorganizzare funzionalmente la stessa. Edificio modulare e parzialmente volutamente incompiuto, o per meglio dire compiuto nella sua mancata conclusione. Si presta come un modulo urbano, con degli interstizi che possono essere rivisti, riutilizzati.
Il valore polemico ed alternativo delle sue opere ci porta a pensare ad una riflessione intima di Tange, una riflessione di rifiuto sulla gestione della città, ed una ribellione verso la frammentazione imposta da politica ed economia. Sotto questo profilo è evidente la chiave di lettura, e l’innesto violento all’interno di una stratificazione urbana ormai confusa e fuori controllo.
Il legame con l’utopia è importante a livello di linguaggio, e la grande eredità lasciata è una chiave di lettura intellettuale della città che può essere accentuata e negata con contrappunti formali, verso quell’ordine di città ideale costruita e ripensata su se stessa, mediante elementi forti re-strutturanti.
PROGETTI:
- (1949- 1955) Centro per la pace (Hiroshima, Giappone)
- (1958) Edificio amministrativo della prefettura di Kagawa (Takamatsu, Giappone)
- (1960 – 1961) Piano urbanistico (Tokyo, Giappone)
- (1962) Centro culturale Nichinan (Miyazaki, Giappone)
- (1964) Complesso Olimpico (Tokio, Giappone)
- (1964) Cattedrale cattolica di Santa Maria (Tokyo, Giappone)
- (1965) Progetto di ricostruzione (Skopje, Macedonia)
- (1967) Centro radiotelevisivo (Shizuoka, Tokyo)
- (1967) Centro di radiodiffusione e stampa Yamanashi (Kofu, Giappone)
- (1970) Ambasciata e cancelleria del Kuwait (Tokyo, Giappone)
- (1970) Esposizione internazionale (Osaka, Giappone)
- (1971) Quartiere Librino (Catania, Italia)
- (1974) Centro della Società di Belle Arti (Minneapolis, Stati Uniti d’America)
- (1975 – 1982) Palazzo reale e foresteria (Gedda, Arabia Saudita)
- (1975 – 1984) Centro direzionale (Bologna, Italia)
- (1977) Sogetsu Hall and Office (Tokyo, Giappone)
- (1982) Akasaka Prince Hotel (Tokyo, Giappone)
- (1986) Università Yarmouk (Amman, Giordania)
- (1986 – 1992) Centro OUB e UOB Plaza (Singapore)
- (1986) Istituto tecnologico di Nanyang (Singapore)
- (1988) Università del Golfo Arabo (Manama, Bahrein)
- (1989) Università (Orano, Algeria)
- (1989) Stadio coperto (Singapore)
- (1990) Riqualificazione urbana (Parigi, Francia)
- (1991) Nuovo municipio (Tokyo, Giappone)
- (1991) Grand Ecran / Place d’Italie (Parigi, Francia)
- (1995) Nuovo Centro direzionale (Napoli, Italia)
- (1993 – 1996) Sede del gruppo Fujisankei Communication (Tokyo, Giappone)
- (1997) Master Plan (Jesolo, Italia)
- (1998) Biblioteca nazionale (Singapore)
- (2000) Tokyo Dome Hotel (Tokyo, Giappone)
- (2001) President International Tower (Taipei, Taiwan)
RICONOSCIMENTI:
- 1965 – Royal Gold Medal
- 1987 – Premio Pritzker
- 1993 – Premio Imperiale
BIBLIOGRAFIA
- Tolic I., Kenzo Tange, Milano, 24 Ore Motta Cultura srl.
- P.Riani, Kenzo Tange, Sadea/Sansoni, Firenze 1969
- A.Altherr, Three Japanese Architects: Mayekawa, Tange, Sakkara, Arthur Niggli, Teufen 1968
- B.Bognar, The Japan guide, Princeton Architectural Press, New York 1955
- F.Montagnana, Guida all’architettura del novecento, Giappone, Electa, Milano, 1995
- Portoghesi P., I grandi architetti del novecento, Roma, Newton Compton Editori
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Architetti per lavoro e per passione. Innamorati di grafica e di fotografia. Abbiamo fondato questo blog durante il lockdown per il Coronavirus del 2020 per dare il nostro punto di vista riguardo opere di architettura a nostro parere significative nella dinamica dello sviluppo urbano.