La sistemazione della Piazza del Municipio di Segrate (MI), e il monumento ai Partigiani è un’architettura simbolo della forza espressiva del linguaggio di Aldo Rossi. Questo caso progettuale, per qualche verso evoluzione delle teorie sperimentate nel Progetto per il Teatro Paganini in piazza della Pilotta a Parma, mira alla ricerca dei principi formali e teorici che conducono alla costruzione della città. Nella progettazione della Piazza di questo modesto quartiere milanese, Rossi sperimenta la sua influenza illuminista, come Boullè quando definendo una biblioteca ne parla come uno spazio che deve riflettere la conoscenza, nello stesso modo la ricerca in questo caso è volta ad uno spazio che possa riflettere ciò che è nella realtà lo spazio pubblico, mediante la creazione di una sorta di agorà contemporaneo che possa definire e specchiare lo spazio pubblico come ambito di meditazione.
Architettura intesa come fecondo scenario del pensiero, sviluppata anche con toni brutalisti ma sicuramente volti ad una immagine monumentale, che sembra il punto focale di questo progetto. Nonostante assuma notevole importanza il monumento in se, è la piazza che con la sua identità ricerca quei caratteri generativi propri di un inizio, autodefinendosi centralità. I primi evidenti segni sono riscontrabili nel concetto di confine che Aldo Rossi vuole attribuire a questa piazza.
Da una parte un muro con delle aperture (non costruito) dividono l’ambito cittadino dalla campagna, da un’altra parte, pilastri mozzi cilindrici vengono costruiti come frammenti di altre costruzioni. Il monumento ai partigiani diventa l’elemento fondamentale, decentrato dalla piazza di Segrate, all’essere una architettura monumento composta da frammenti di memoria, di altre architetture. Parti della piazza, tra cui alcuni pilastri mozzi ed una porzione di muro di confine non sono mai stati completati.
Partendo in una logica di verità, si vuole confermare la tesi secondo la quale l’architettura funziona da specchio della società, dove non è possibile mentire, dove l’architettura stessa è uno specchio del suo intorno e può in qualche modo fornire suggestioni per lo sviluppo di una società migliore, o comunque ad uno stadio più avanzato. Questo senza forzature formali, ma solo con l’onestà e la presa di coscienza su cosa siamo. La fontana, triangolare, diventerà successivamente un elemento presente nella maggior parte delle architetture di Aldo Rossi, come simbolo oggi perfettamente riconoscibile della monumentalità delle sue opere. E’ mediante questo linguaggio che Rossi vuole esprimere con onestà e chiarezza il suo messaggio relativo alla città, una città reale che non ha paura di esprimere le sue criticità, e che si presta a definirsi non in senso assoluto, ma mutevole in relazione alle criticità dei vari tempi.
E’ altresi interessante confermare l’idea di Rossi nella Piazza di Segrate oggi, dove da aperta campagna con il processo di urbanizzazione è stato in qualche modo radiocentrico alla piazza del comune. E vede ora specchiare, in senso contrario, l’architettura alla piazza, che ha saputo imporsi come elemento fondativo nel processo urbano. Questa piazza oggi non divide più il nucleo urbano dalle campagne, non giace più su un confine, ma si è adattata perfettamente al tessuto successivo, esploso durante gli anni del boom economico.
BIBLIOGRAFIA
- Ferlenga A., Aldo Rossi Tutte le opere, Milano, Electa
- Portoghesi P., I grandi architetti del novecento, Roma, Newton Compton Editori
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Architetti per lavoro e per passione. Innamorati di grafica e di fotografia. Abbiamo fondato questo blog durante il lockdown per il Coronavirus del 2020 per dare il nostro punto di vista riguardo opere di architettura a nostro parere significative nella dinamica dello sviluppo urbano.